mercoledì 22 giugno 2011

Giugno 2011, Cuba.




Qui le cose sono diverse, molto. Qui il tempo non è trascorso come ovunque. Qui l'impressione è di essere tornati agli '50; anzi no, di essere rimasti fermi, agli anni '50.
Qui la gente per strada sorride, certo, ma dentro, nelle stanze affollate scuote la testa. Dai primi anni '90, con la caduta del blocco Sovietico che finanziava e sosteneva il regime comunista cubano, l'isola si è ritrovata in una forte depressione economica: razionamenti stretti del cibo, nessuna risorsa da sfruttare, un paese prossimo al collasso. Dal Febbraio 2008 Fidél Castro, in pessime condizioni di salute, ha passato il potere al fratello, Raul; durante il discorso di celebrazione della transizione molte promesse sono state regalate al popolo cubano. Parole dal gusto corposo di una libertà per tanto negata, in nome della Rivoluzione e dei suoi principi; perché i cubani sono stati orgogliosi di sacrificarsi per la loro rivoluzione ma ora è tempo di guardare avanti, così è stato inteso.
E dunque sono andato a vedere, a parlare con la gente, a fotografare i loro volti, per testimoniare il cambiamento.
Quello che ho trovato lo leggete scritto chiaro nelle immagini. Qualcosa si è mosso, sì: ora ci sono i cellulari, ora dagli States qualche parente scappato può tornare a fare visita, ora c'è anche internet, anche se sotto controllo, e solo se puoi permettertelo. Ora puoi chiedere di lasciare il paese se hai un lavoro altrove. Come no.
Ma resta che il cibo è scarso, resta che i soldi non bastano, resta che non esistono diritti per i lavoratori, resta che non c'è libertà di espressione, non c'è democrazia, non c'è privacy, non c'è sviluppo. E non capisco come dei rivoluzionari che combatterono per la libertà possano avere ridotto così il proprio popolo. Qui tutti si arrangiano. Qui tutti si lamentano ma fare qualcosa è impossibile. Troppa polizia, troppa pressione, troppo controllo. E così pochi diritti. Imprigionati nella propria nazione, senza prospettive, con la stanchezza e i ritmi dettati dal caldo e dall'abitudine all'impotenza. I ragazzi di Cuba guardano al futuro annebbiati dalle lacrime.
Il sole, il mare, il rhum, i sigari, le ragazze. Ma Cuba non è solo questo, è molto di più. Cuba merita molto di più.

Per vedere l'intero reportage http://www.stopdown.it/archives/611
Per comunicare con il fotografo www.facebook.com/stopdown

Samuel GIUDICE
_StopDown_Studio

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