domenica 18 settembre 2011

Amore sacro e Amore profano


Ieri e oggi

In questo dipinto, Tiziano vuole celebrare l'Amore , nel dualismo di Sacro e Profano.
La donna vestita è la personificazione dell'Amore terreno; il vaso di gioie allude alla “felicità breve in terra”, quella cioè che si può avere durante la nostra effimera esistenza. La donna nuda con il manto rosso e con in mano la fiamma ardente dell'amore di Dio simboleggia invece l’Amore spirituale, ovvero la “felicità eterna e celeste”; non a caso alle sue spalle si nota una chiesa per sottolineare il suo carattere sacro. L 'Amore profano è quasi in penombra su di uno sfondo abbastanza cupo, l'Amore sacro è invece in piena luce.
La donna sulla destra è sicuramente degna di più rispetto, soprattutto per il mondo antico, che con i suoi pregiudizi e le sue convenzioni era abituata ad imprigionare la vita e i rapporti sociali entro rigidi schemi. Il “sacro” era un modello imprescindibile di virtù, saggezza, era tutto ciò che legava a Dio, e quindi a un mondo sovrannaturale al quale si guardava con ammirazione. Si credeva che la vita fosse regolata dalla “Divina Provvidenza”, una potenza irraggiungibile alla quale non si poteva fare altro che sottomettersi. Allontanarsi dalla sfera sacra equivaleva all’allontanarsi da quel modello di vita a cui tutti aspiravano, un modello che liberava dai pregiudizi e dalle maldicenze, un modello che era sempre considerato “il giusto”. Infatti, i pochi che toccavano anche solo con un dito la sfera del profano erano severamente condannati dalla comunità. Erano degli “eretici” che si discostavano consapevolmente o meno, dagli alti ideali civili e morali insegnati dalla chiesa.
In termini più moderni, potremmo definire l’ amore sacro quell’amore puro, incontaminato e del tutto convenzionale che ci fa sentire persone migliori ogni volta che decidiamo di viverlo. L’amore profano e invece quell’amore più fisico, se vogliamo carnale, un puro istinto animale che ci allontana da quegli ideali di purezza tanto cari alla Chiesa.


Questa moderna rappresentazione dell’amore sacro e dell’amore profano è un acquarello della bravissima pittrice valdostana, Vanda Sarteur, utilizzato nella copertina dell’ultimo libro di Nicola Molino.
Nicola è un professore di matematica che lavora ad Aosta. Scopre la sua passione per la scrittura nel 2008, quando scrive il suo primo libro “Sui passi di Alessia Le Clerc”. Nel 2009 pubblica il suo secondo libro “Letti singoli o a due piazze”.
Quest’anno, offre al pubblico un terzo libro dal titolo “Sacro e profano come una poesia nella pioggia”.





Cosa significano per l’autore le parole “sacro” e “profano”?

“Credo che l’esperienza del sacro sia indissolubilmente legata allo sforzo compiuto dall’uomo per dare un significato al proprio mondo e alla propria vita. Per questo credo che vari da contesto a contesto. Esistono tanti “prodotti” sacri quante sono le culture. In un certo senso il sacro è una variabile storica.
Profano si riferisce a tutto ciò che non è iniziato ai misteri religiosi, ma può anche indicare l’incompetenza in una certa materia. Io per esempio sono un profano di filosofia…”

In che modo vengono citate nel libro?

“Ho voluto sfruttare la classica dicotomia tra sacro e profano semplicemente perché la storia ne contiene in realtà due. Da un lato il legame tra uno dei protagonisti (Alessio) e una ragazza morta vent’anni prima (Irene), che lui considera il suo spirito-guida, e che quindi può rientrare nella sfera del sacro. Dall’altro l’affettuosa amicizia tra un altro protagonista (Ferruccio) e una escort. Credo che nonostante il bunga bunga (o forse proprio, ed ancor più, grazie ad esso), tutto ciò che è riferibile al sesso sia considerato un tabù.”

Nella conclusione della storia narrata, è l’amore sacro o l’amore profano a prevalere? O entrambi?

“Sai, è una bella domanda questa… in effetti il problema non me l’ero posto. Mi piace pensare che sia l’amore sacro a prevalere. In fondo il legame tra Ferruccio e Jacqueline diventa piano piano amore romantico. Nasce dal bisogno dell’uomo di “sporgere” oltre l’umanità e insegna alla ragazza a darsi delle regole. Credo che, in generale, quando un individuo può scegliere, fa la scelta migliore. E così la nostra protagonista, che fino ad un certo momento ha ricevuto soltanto un’educazione al denaro e all’apparenza, potendo scegliere qualcosa di più elevato, cioè un amore disinteressato, lo sceglie, appunto.”


Il “sacro” è sempre stato considerato il “giusto”, o comunque un modello da seguire. L’autore è d’accordo?

“In linea di massima sì perché vivere senza valori non è possibile. Rimango un po’ scettico quando vedo la ricerca del sacro mediata dall’istituzionalizzazione della Chiesa, oppure certi business legati al sacro, tipo le bancarelle di cianfrusaglie di fronte alle cattedrali, ma fondamentalmente sono d’accordo…”

Qual è il pensiero dell’autore riguardo al sacro e al profano? Quale dei due tende a caratterizzare la sua vita?

Diciamo che ho scelto di seguire dei valori che sono conformi al tipo di storia in cui sono inserito e che mi sono stati trasmessi. In fondo non credo che culturalmente si possa vivere senza avere dei valori. Tuttavia, in una scala di valori, uno ha diverse forme di linguaggio. Quindi non rifiuto a priori elementi cosiddetti profani, tipo, non so, per farti un esempio, la musica. Nel Medioevo la musica profana era eseguita da tamburi, arpe e cornamuse, e credo che sia bellissima. Ma poi, in fondo, senza guardare tanto indietro, il rock dice cose banali da cinquant’anni, eppure è fantastico.


In conclusione, potremmo affermare che l’amore oggi come ieri è gioia e dolore, vita e morte, libertà e irrazionalità. L’amore oggi è sacro e profano insieme.


Valentina Coccu

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