venerdì 13 luglio 2012

Che cos’è un’opera d’arte? L’ arte contemporanea è ancora in grado di fornirci dei capolavori?

Quella che siamo soliti chiamare opera d’arte è il risultato di una capacità manuale e intellettuale eccellente e quindi costituisce una vera e propria rarità. La qualità dei cosiddetti “chef-d’œuvre” dura nel tempo, non tramonta mai. Essi incarnano la perfezione, l’assoluto contro il relativo, la permanenza contro l’effimero. Creazioni uniche che sfuggono a tutte le condizioni storiche, materiali e sociali, i veri capolavori sono eternamente apprezzati. Cambiano i tempi, cambiano i gusti, ma un’opera come “La Gioconda” rimane il punto forte del Louvre. Perché? Un ready-made di Duchamp potrà mai acquistare lo stesso valore e giungere a un simile successo?
Certo non è facile competere con il genio universale di Leonardo da Vinci, ma i tempi sono cambiati, come anche le aspettative degli artisti e gli scopi del loro lavoro. La nota “anti-arte” dadaista nasce in polemica alle brutalità della prima guerra mondiale che ha portato via sicurezza, fiducia nel futuro e valori a cui aggrapparsi. L'esperienza della guerra, la disgregazione delle istituzioni di tradizione ottocentesca e le grandi trasformazioni sociali e politiche producono nel ventennio tra le due guerre mondiali un forte distacco dal passato non solo in campo storico e sociale ma anche in quello culturale e artistico. La funzione principale del dadaismo era quello di distruggere una concezione oramai vecchia e desueta dell’arte. I ready-made (letteralmente,“già fatti”) duchampiani possono essere identificati come il contrario stesso dell’ opera d’arte comune, frutto di una perfezione artigianale. In effetti, questi sono oggetti qualunque selezionati dalla realtà quotidiana e trasportati nel mondo dell’arte grazie ad una semplice scelta dell’artista. Si tratta di opere puramente concettuali: abolendo qualsiasi significato o valore alla manualità dell’artista, quest’ultimo non è più colui che sa fare delle cose con le proprie mani, ma è colui che sa proporre nuovi significati alle cose, anche per quelle già esistenti. Questi prodotti non hanno alcuna finalità estetica e annullano completamente ogni indizio narrativo tradizionale. Dalla famosa “Fontana” firmata “R.Mutt” di Duchamp del 1917 , per esempio, nulla traspare della personalità dell’artista.
Presentato all’esposizione degli Indipendenti di New York, quest’orinatoio rovesciato fu fatto sparire al più presto. Un tale oggetto, trapiantato dal mondo ordinario al campo dell’arte, andava al di là dei limiti del buon gusto e creò molto scandalo. La maggior parte delle persone incontra una certa difficoltà ad accettare un’arte di questo genere e tende a considerarla priva di valore. Prima di tutto perché lo spettatore è sempre stato abituato a confrontarsi con un quadro vero e proprio rappresentante un soggetto variante ma pur sempre figurativo e pienamente comprensibile. In questo senso, le avanguardie del novecento hanno mutato notevolmente il panorama artistico internazionale, producendo gli effetti più disparati e trascinando l’osservatore in una realtà superiore dove l’aspetto materiale ed estetico non è più importante e dove le domande non ricevono più risposta. La grande arte del passato e quella contemporanea sono dunque incompatibili? Come può un’ opera d‘arte diventare un capolavoro universalmente riconosciuto? Quali sono le caratteristiche che deve possedere per diventare tale? Personalmente, credo che nessuno potrà mai dare una risposta soddisfacente a questi quesiti. Valentina Coccu

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